E’ sempre opportuno premettere che se qualche lettore dovesse ravvisare in queste pagine motivi che possano offendere la sua sensibilità o la memoria dei suoi cari, saremo pronti a rimuoverle o almeno a celare l’identità degli interessati.
Pensiamo però che la distanza cronologica con quanto stiamo per narrare costituisca un filtro ormai più che sufficiente a limare le eventuali asperità che vi si possano ancora scorgere. Pensiamo anche che, in ogni caso, questi avvenimenti così lontani, con i documenti che li testimoniano e li rendono ancora vivi e significativi, appartengono a momenti e situazioni della storia del convitto attraverso i quali, anzi con i quali, è possibile leggere anche la storia tout court. Che poi vi si ritrovino i nomi e le grafie di persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e apprezzare, è cosa che ci fa sentire ancora più vicini e più cari i protagonisti della vicenda che stiamo per narrare, allora ragazzi: Ramiro Giorgi, Pietro Ciacco, Renzo De Fazio e tutti gli altri che invece non abbiamo avuto modo di conoscere. Scomparso ad aprile 2017, De Fazio è autore del cortometraggio visibile sul nostro sito, “Il ponte”, dei primi anni Sessanta e dedicato ad una breve e tenera vicenda ambientata nel convitto maschile.
Naturalmente, i documenti che seguono sono tutti tratti dall’archivio del convitto di piazza Campello.
Il 7 marzo 1948 comparve sull’”Unità” il breve trafiletto che trascriviamo di seguito ( f.1); il quotidiano comunista all’epoca aveva evidentemente una cronaca locale dal titolo “Sotto la Torre dell’Olio”:
<…si è sentito (ne avevamo proprio bisogno) cantare “Giovinezza”. La cantavano alcuni convittori dell’Istituto Orfani Impiegati Civili mentre se ne andavano a prendere il sole per il Giro della Rocca. I prigionieri politici racchiusi dentro quella casa di pena si saranno sentiti rinascere nel cuore la speranza!>
Qualche giorno dopo il rettore Giuseppe Tei venne convocato al Commissariato di Pubblica Sicurezza e dalla sua testimonianza (f.2f.3) risulta che l’episodio era stato segnalato al corrispondente dell’Unità Rimbotti dall’impiegato della Camera del Lavoro Otello Tini. Così inoltre scrive il rettore Tei:
“Sembra che bambine dai 6 ai (sic!) 8 anni del Convitto Femminile abbiano cantato la parodia di ‘Giovinezza’ il 29 febbraio u.s. durante le ore pomeridiane mentre stavano trascorrendo le ore ricreative all’aria aperta nelle vicinanza delle ‘Cascatelle’. Il signor Tini poteva quindi afferrare non soltanto il motivo musicale ma anche le parole che non si riferivano all’apologia del passato regime.”
Tei auspica la smentita da parte del signor Tini e ovviamente si sente in dovere d’informare la direzione generale dell’ENPAS di quanto avvenuto ed è per questo che l’11 marzo chiede consiglio ad un non meglio precisato Commendatore (f.4 f.5) , ribadendo che “sembra che le bambine si siano limitate a cantare la parodia di ‘Giovinezza’.”
Infatti, il 15 marzo Tei scrive alla Direzione Generale dell’ENPAS (f.6f.7):
“Informo codesta Direzione Generale che l’8 marzo u.s. i Signori Istitutori mi hanno portato a conoscenza del contenuto di un articoletto pubblicato sull’UNITA’ del giorno precedente e che quì (sic!) appresso trascrivo… Ricevuta dagli Istitutori stessi la più ampia e precisa assicurazione che la segnalazione non poteva riguardare i nostri alunni, abituati a trascorrere le ore dedicate al passeggio in moderata conversazione, mi sono immediatamente recato dal corrispondente di detto giornale al quale ho domandato tutte quelle notizie che dovevano giustificare il suo riferimento. Egli mi ha indicato quale autore della segnalazione il Signor Tini Otello, impiegato alla Camera del Lavoro, con il quale non ho ancora potuto avere diretta comunicazione, perché assente da Spoleto.
Sono stato ripetutamente chiamato dal Signor Commissario di Pubblica Sicurezza al quale ho precisato prima verbalmente e poi per iscritto l’inconsistenza del fatto pur non avendo esclusa la possibilità dell’accenno del motivo musicale ‘ Giovinezza’ da parte delle bambine di minore età del Convitto Femminile mentre il il 29 febbraio u.s. iniziavano la passeggiata del ‘giro del Ponte.’
Il giorno prima il rettore Tei aveva raccolto le testimonianze degli otto ragazzi che il 29 febbraio, mentre si trovavano alla “sedia del Papa” col maestro Pisani, avevano sentito cantare Giovinezza dalle convittrici più piccole, mentre attraversavano il Ponte delle Torri (f.8 f.9 f.10 f.11 f.12 f.13 f.14 f.15 f.16 f.17 f.18).
Non sappiamo come la vicenda si sia conclusa, e anzi manca qualsiasi documento e qualsiasi testimonianza dal convitto femminile; forse si dovrebbe consultare qualche raccolta dei quotidiani dell’epoca, con i numeri successivi dell’”Unità”.
Che si trattasse veramente della parodia di Giovinezza è confermato dall’ultimo documento (f. 17), in cui è trascritta la versione verosimilmente cantata, almeno in altre occasioni, anche dai convittori:
All’armi, all’armi!
All’armi, convittori,
cappott’a’ istitutori,
e la rivoluzione s’avvicina,
mettiamo a ferro e a foco la cucina,
a forza de patate e de fagioli
ce rompono la panza a noi figlioli.
Sempre patate!…
Sempre fagioli!…
Ce so’ venuti a noia i pomidori,
orsù assaltiamo la dispenza,
e chi non viene starà senza.
All’armi, all’armi!
All’armi, sù, insorgiamo,
le teste a loro rompiamo,
li stenderemo longhi giù per terra.
(quel giorno noi farem proprio la guerra)
Con tanto de righelli e de cazzotti,
li cacceremo via con gli occhi rotti.
E poi saremo
gran signoroni,
aboliremo pur le punizioni,
e nel gran nome: Libertà!
Ognuno fa quel che vo’ fa’.
Infine, è piuttosto interessante che il gruppo di documenti citati comprenda un altro ritaglio di giornale (f. 18), probabilmente ancora dall’”Unità”, ‘I camion di cemento per la scuola centrale sindacale. I giovani spoletini ringraziati da Di Vittorio a nome della CGIL”, la cui lettura pure proponiamo alla lettura e ai commenti dei frequentatori del nostro sito.
[Roberto Quirino]