LE LAPIDI AI CADUTI: IL CONVITTO E LA GRANDE GUERRA

L’usanza di rendere solennemente omaggio ai Convittori caduti nella Grande Guerra è ormai caduta in disuso (foto 1): il tragico evento è ampiamente storicizzato e le giovani generazioni praticamente non conoscono quei rituali, che invece sono stati parte integrante di chi è vissuto fra le due guerre e ancora  di chi è nato in quel nostro lungo secondo dopoguerra, il cui termine è, probabilmente, da identificare nel ‘68 e nelle sue conseguenze, più che nel boom demografico ed industriale dei pieni anni 60. Sono molti, comunque, i frequentatori del sito che hanno avuto modo di partecipare a quelle commemorazioni, quando si veniva inquadrati nel corridoio degli uffici, dov’è collocata la lapide ai Caduti, si ascoltavano, chissà quanto attentamente,  le note del Silenzio, spesso martoriate da trombettisti di ottima volontà, ma men che dilettanti, e le parole, forse un po’ troppo roboanti (ma questo è il pensiero dello scrivente), di qualche Ex Convittore avanti negli anni. Quindici nomi di giovani sono segnati su quella lapide, alla quale successivamente ne è stata accostata un’altra “Ai compagni di collegio caduti in tutte le guerre”, i cui volti sono visibili da qualche anno in un quadro esposto nella Biblioteca del Convitto, ma di cui, credo, non abbiamo mai saputo la provenienza, curiosità parzialmente sanata dall’Elenco Completo degli Ex Convittori, presente nel nostro sito, e gli anni di permanenza in convitto. E’ stato possibile rintracciare documenti d’archivio relativi al Convitto nella Prima Guerra Mondiale, che ci permettono finalmente di aggiornare l’Elenco completo, integrandolo anche con i nomi dei Decorati.

Una lettera della Presidenza dell’INOIS, datata 17 marzo 1923, con appunti del Rettore Filippo Schiavetti, richiede l’anno d’entrata e di uscita dal Convitto dei Caduti e dei decorati con onorificenze (doc. 1). Non abbiamo rintracciato notizie in merito alla posa e all’inaugurazione della lapide, avvenuta probabilmente nel corso degli anni Venti/Trenta, epoca cui risale una fotografia che ce la mostra incorniciata dagli stemmi dei battaglioni italiani, del fascio littorio e dei ritratti fotografici dei caduti (foto 2 e 3). E’ bene, però, precisare che la lapide ai Caduti della Grande Guerra è preceduta da quella “dedicata alla memoria del compianto De Vincentiis” (doc. 2). Così si esprime la lettera del 14 ottobre 1912 con cui si liquida il Sig. Cimbelli, titolare di una nota ditta spoletina di cementi artistici, per la realizzazione della lapide, ancora esistente appena dopo l’attuale porta a vetri, che immette dalla portineria al porticato. Arturo De Vincentiis cadde nella battaglia di  Sidi Ali, che ebbe l’onore di una copertina della Domenica del Corriere e di altri periodici, episodio di una delle campagne d’Africa, con cui l’Italia post unitaria cercò di emulare altre potenze europee (figg. 1/3).  Sfogliando l’archivio del Convitto ci si imbatte in altri interessanti e a volte toccanti documenti dell’epoca.  Del 29 novembre 1912 è la lettera di accettazione delle dimissioni da istitutore supplente di Enrico Buongermini, in cui la presidenza dell’Istituto formula al giovane gli auguri di “fortuna nella nobile carriera delle armi che va a intraprendere” (doc. 3). L’11 maggio 1915 vengono richiamati sotto le armi due camerieri, Mascagli e Perrone, cui viene anticipato lo stipendio del mese (doc. 4). L’8 settembre 1915 giunge la notizia della morte sul campo di battaglia di Buongermini, Soccorsi e Isastia (doc. 5). Alla morte di Buongermini è dedicato un ritaglio di giornale, esposto nella biblioteca del convitto (foto 4)e donato da Dante Lesen. Il 17 settembre 1917  la Presidenza partecipa alla morte di Paolo Pavoni, figlio del censore del Convitto (doc. 6). Il 4 agosto 1915 il Rettore è autorizzato ad acquistare la carta del teatro della Guerra, intitolata “Le Tre Venezie”, edita da De Agostini (doc. 7).

 

Molto interessante è la corrispondenza relativa all’adattamento, su richiesta della Croce Rossa, di parte del Convitto in ospedale e di un suo locale in camera mortuaria (docc. 8/17): dalle iniziali esitazioni della lettera del 22 aprile 1915 (doc. 8), l’Istituto passa un mese dopo, nel telegramma del 22 maggio, ad esprimere “altissimi sentimenti Patriottici” e ad accogliere la richiesta del comitato della Croce Rossa (doc. 10).

Scorrendo ancora i documenti dell’Archivio, ci si imbatte nel nome di Mario Petrillo, caduto il 7 febbraio 1937 nella presa di Malaga, durante la Guerra di Spagna, che portò al potere la longeva dittatura di Francisco Franco. Il 16 ottobre 1937, il Rettore Antonio Rubino dà conto al Commissario dell’Istituto Carlo Schanzer,  dell’inaugurazione dell’anno scolastico al Liceo-Ginnasio Pontano-Sansi, nel corso della quale viene ricordato l’ex allievo Mario Petrillo, uscito dal convitto appena due anni prima. Del 22 ottobre è la lettera di apprezzamento di Schanzer.

Buona lettura e … non fate mancare i vostri Commenti!

Roberto Quirino

 

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